venerdì 1 settembre 2017

Religione, fede, organizzazione

Come ormai sa chi mi segue, spesso i post su questo blog hanno origine da una qualche polemica; questo non fa eccezione, ma questa volta taglio tutto l'aspetto della specifica polemica per andare sul generico e direttamente alla questione che mi interessa.
La questione è questa: l'utilizzo della parola religione.
In ambito pagano, è una delle parole più controverse: c'è chi la usa, chi non la ama, chi preferisce dire "spiritualità"; sia dentro che fuori dell'ambito pagano (ma sono soprattutto gli atei a farlo) viene usata come sinonimo di fede e le due parole sono considerate intercambiabili. E' senz'altro una parola abusata e a me piace impiegarla per definire il cosiddetto paganesimo: è necessario però per farlo contestualizzarla e in questo post vorrei esaminare i più comuni fraintendimenti a riguardo, quasi tutti derivanti, a guardarli bene, da una cultura strettamente monoteista, anche se ad applicarli è un ateo o un pagano.
1) Religione e fede sono la stessa cosa.
Decisamente no. La parola fede, dal latino fides, ha già cambiato il suo significato originario entrando in  ambito monoteista: in latino è più vicino al nostro 'fiducia' che a quello che intendiamo per 'fede'. Parecchio tempo fa ho postato su questo blog il riferimento, con relativa discussione, ad un articolo di PaganPatheos "perché non mi fido degli dèi". Un pagano non si fida né si affida agli dèi: un pagano fa ed eventualmente accoglie, se c'è, un aiuto; affidarsi agli dèi per ottenere qualcosa è fare come quelle mamme che non prestano attenzione al loro bambino al supermercato, convinte che il mondo glielo guarderà. In entrambi i casi c'è mancanza di rispetto. Ricordo una persona intervenuta ad un rito della Federazione Pagana, dove si accendono fuochi alti parecchi metri che inevitabilmente qualche scintilla mandano in giro, con le immagini delle sue divinità... in cartone!
Non è successo nulla (le scintille in aria si trasformano in cenere prima di toccare terra), però una parte dell'attenzione dei partecipanti è senz'altro stata deviata verso quelle immagini, per controllare che tutto fosse a posto. Un gesto di ingenuità che non ha tenuto conto delle circostanze, non è stato molto rispettoso del contesto e dei partecipanti e che ha rubato al rito un po' di religio, ovvero l'attenzione alla pratica che è il vero significato di religione quando parliamo di paganesimo. La religio permette ai pagani di rapportarsi con gli dèi nel mondo circostante, prestando attenzione a noi e a loro e quindi mostrando il dovuto rispetto. Come si vede, nessuna fede nel fatto che il dio non ci farà del male; al contrario non è possibile pensare ad una fede monoteista che non si affidi completamente a dio. Quindi nel caso del paganesimo fede e religione non sono assolutamente intercambiabili e cortesemente cancellate il termine fede dal vostro vocabolario quando parlate di paganesimo, grazie.
2) Religione è una struttura organizzata, perciò il mio paganesimo non è religione.
Sia che consideriamo la religione secondo l'etimologia ciceroniana di attenzione, scrupolo, che si pone nel gesto (religioso è colui che non fa le cose automaticamente e scimmiottando), sia che utilizziamo l'etimologia più tradizionale di legame, niente di tutto questo presuppone una struttura organizzata e dei sacerdoti con l'esclusiva del rapporto con il divino. Il fatto che da 2000 anni a questa parte sia stato così, non significa che sia sempre stato così, né che dovrà esserlo per sempre. Se guardiamo all'antichità, i sacerdoti per lo più non avevano l'esclusiva del culto, ma servivano per gestire il rapporto in particolare dello stato con le divinità e a questo si affiancavano molte pratiche e culti privati che non necessitavano di sacerdoti e non erano in contrasto con i principi generali della religione. A Roma, dove la concezione del rapporto con le divinità aveva una forte componente giuridica, i sacerdoti erano magistrati designati per quella particolare funzione; facevano per lo stato il servizio di mantenimento della concordia con la divinità, ma non ne avevano l'esclusiva e non davano direttive di carattere morale (il Senato, e non i sacerdoti degli altri culti, tanto per dirne una, abolirono i Baccanali...). Facciamo un parallelo con la dichiarazione dei redditi: possiamo appoggiarci ad un esperto, ma magari se la nostra non è particolarmente complicata, il modello ce lo compiliamo da soli...
3) Sono pagano ma la mia non è religione, preferisco chiamarla spiritualità
Spiritualità mi sa di parziale: solo trascendente e non immanente? Solo mente e ascesi e niente corpo? Il corpo come prigione dell'anima? Troppo distante dalla mia idea di paganesimo come religione, perciò ci rinuncio. E non la discuto nemmeno qui: in fin dei conti, se si tratta di una preferenza personale, ognuno è libero di fare come gli pare...

2 commenti:

  1. Il punto 2 mi ha fatto ricordare la prima lezione di "Storia dei Paesi Arabi" dell'Università, quando la professoressa ci disse che in Arabia prima dell'Islam, non v'erano religioni, ma culti. Ma a me pare solo una giustificazione per il loro annientamento.
    Giulia

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    1. Troppo spesso si dà l'etichetta di "religione" solo dove c'è organizzazione formale e gerarchica dell'apparato di culto. Senza dubbio l'assenza di una formalizzazione dei valori e principi religiosi, comune a tutte le religioni premonoteiste, ha reso queste ultime più vulnerabili di fronte ai monoteismi che al contrario hanno consolidato l'apparato teorico (anche con "prestiti" più o meno forzosi da quelli che consideravano loro nemici). E comunque l'annientamento di quei "culti" ci ha reso impossibile sapere se effettivamente fosse così o se invece una teorizzazione dei principi esistesse...

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