sabato 12 ottobre 2013

Distruzione e conversione dei templi

E con gran fatica arriviamo alla correzione del primo capitolo (assieme al terzo, dai, li ho scritti in contemporanea). Il primo è sempre il più faticoso, perché comunque prevede che si passino al setaccio anche le fonti utilizzate nei capitoli successivi, per cui da qui in avanti dovremmo essere in discesa. Per seguire il percorso del libro, adesso ci si può collegare anche alla pagina facebook:
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dove verranno pubblicate anche alcune anticipazioni. Restate sintonizzati!

mercoledì 8 maggio 2013

Conferenze e rispetto

Una cosa che mi capita di notare nelle conferenze di molti generi, soprattutto quelle che ospitano più relatori ma non è detto, è la mancanza di rispetto per il pubblico. Ogni buon conferenziere dovrebbe cacciarsi bene in testa che quelle persone stanno dando il loro tempo e la loro attenzione; invece di ricambiarle con un'occasione di arricchimento e partecipazione si assiste spesso ad un'autoreferenzialità irriguardosa da parte di chi parla: 
  • relatori che trascrivono il loro intervento sulle slide di Power Point parola per parola, e poi lo leggono, annoiando a morte tutti con le 80 diapositive
  • relatori in gruppo, che si comportano come se fossero all'osteria davanti ad una birra tra di loro
  • relatori che non adeguano la loro esposizione al pubblico che hanno di fronte e alle condizioni (es. quelle climatiche se si è all'aperto, mi è capitato che cominciasse a piovigginare e la relatrice imperterrita continuava per i fatti propri mentre la gente si alzava e cominciava a spostarsi all'interno)
  • relatori che non rispettano un tempo, non programmano il loro intervento e parlano ad oltranza, ma da soli, a braccio e seguendo il filo del proprio pensiero
  • relatori che non prevedono uno spazio di confronto con il pubblico, come se fossero professori che fanno la lezione a scuola e poi prendono il registro e se ne vanno
  • relatori che non riescono a dire 'per quanto mi riguarda ho finito' e poi finire veramente, invece con horror vacui annunciano la fine e poi aggiungono postille di dieci minuti, con il pubblico in posizione sbilenca mezza in piedi e mezza seduta, con il cappotto in mano e la borsa a metà spalla
Se non si vuole o non si riesce a reggere una conferenza, si scriva: oggi è facilissimo aprire un blog o un sito anche per i più inesperti. Ma se si sceglie la conferenza, è necessario dimostrare rispetto per chi ci ascolta con il minimo indispensabile: considerare il pubblico alla pari (il che può significare anche adeguarsi al livello presunto, se la nostra è una conferenza divulgativa in cui pensiamo di essere gli esperti di fronte ad un pubblico di meno esperti, ma certamente non trattare la gente come scolari sui banchi) e rispettarne spazi e tempo. Se volete essere gli unici sotto le luci della ribalta, fate un video su youtube, è meglio.

venerdì 22 febbraio 2013

Trifunzionalità femminile vs trifunzionalità di Dumezil

Provocazione gratuita della settimana: perché se un uomo si identifica con il suo organo sessuale è nella migliore delle ipotesi uno sfigato che pensa con il... mentre una donna che si identifichi con il proprio utero è una donna che riscopre la sorgente del potere femminile? Negli ambienti pagani moderni capita spesso di osservare questa contraddizione in termini, anche comprensibile se si pensa a quanto a lungo il monoteismo ha affermato la supremazia del maschio.
Ma concentrare il potere femminile nell'organo di riproduzione non è esattamente un rovesciamento dello stereotipo che vuole la donna buona solo per la riproduzione, è solo un tentativo di rivalutazione sociale dello stereotipo, che però non viene messo in discussione. Un uomo, dice questa visione della differenza tra i generi, ha altro a cui aspirare per realizzarsi pienamente,

martedì 12 febbraio 2013

Distruzione dei templi pagani: a che punto siamo?

Eh sì, è un bel po' che non posto nulla sullo stato di avanzamento dei lavori del libro sulla distruzione dei templi pagani. Come potete immaginare, i lavori si erano un po' arenati, ma ora stanno lentamente prendendo il largo di nuovo. 
Il punto è che il primo capitolo di un lavoro del genere è sempre il più lento, perché comunque c'è tutta la documentazione da vagliare: in questa fase vengono considerati anche i libri e gli articoli che poi forniscono il materiale per i capitoli successivi, ma finché non li si è letti, non si sa esattamente per quale fase dei lavori saranno utili. Il primo capitolo, ricordo, è "Storie di distruttori e di distruzioni", in pratica il capitolo più generale sulla distruzione dei templi pagani, attualmente una trentina di pagine (in word, formato A4, carattere 11)
Il primo capitolo allora è ormai non dico a buon punto ma quasi. Cosa manca? Ecco l'elenco delle prossime tappe:
  1. Il paragrafo sulla Siria va completato. Per farlo ho già una lista di 4 volumi da prendere in prestito in biblioteca, non so esattamente quanto dilateranno il lavoro svolto fino a qui

sabato 12 gennaio 2013

Sacrifici e 'sacrifici umani'

Oetzi; foto di 120 da Wikimedia
Commons
Il tema del sacrificio umano piace. Piace, piace, piace, non c'è nulla da fare: perché fa esotico, perché fa mistero e un po' perché ci fa sentire migliori, più 'civili' degli altri, che siano altri in senso geografico o altri in senso storico. Non è qualcosa che riguarda soltanto noi: negli scritti degli autori antichi greci e latini si trovano riferimenti a sacrifici umani fatti da altri popoli o dagli stessi greci e latini, ma in passato, o dai loro antenati che però avrebbero abbandonato l'abitudine grazie all'intervento di un qualche eroe.
Però una cosa è utilizzare il tema del sacrificio umano come topos letterario, un conto è inquadrarlo come pratica religiosa per le religioni antiche.
Cosa abbiamo infatti oggi delle religioni antiche? Eccezion fatta per le religioni greche e romane, le pratiche religiose abituali non vengono descritte (e anche sulla presenza, validità ed estensibilità della descrizione delle pratiche greche e latine ci sarebbe molto da dire) e quando lo sono, non lo sono da parte dei diretti interessati. Quello che veramente abbiamo, sono i resti di pratiche che non possiamo comprendere al 100%.