sabato 27 settembre 2014

autori pagani al servizio del cristianesimo

Se volete capire come il cristianesimo è riuscito a sconfiggere il paganesimo nella tarda antichità, dal punto di vista sociale (non parlo quindi di leggi o distruzioni violente), dovete anche leggervi le opere apologetiche: facendo leva su una generale impreparazione culturale, una delle 'tattiche' più diffuse tra gli apologeti è quella di piegare i detti di alcuni autori pagani alle idee cristiane. Questi autori, presi alla lettera o opportunamente modificati, diventano autori 'funzionali' all'espansione del cristianesimo e probabilmente è attraverso questo filtro che ancora oggi studiamo il loro pensiero. Ma era veramente il loro?
In questo modo infatti si tolgono le idee degli autori pagani dal loro contesto culturale per vederle attraverso le categorie cristiane: un processo che purtroppo oggi è quasi spontaneo, il che finisce per rendere alcuni autori dell'antichità praticamente irrecuperabili per la costruzione del paganesimo nel mondo attuale. La consapevolezza dell'esistenza di questo processo è però importante proprio per questa stessa costruzione, perché ci consente, dove possibile, di migliorare la comprensione dei meccanismi che hanno portato ad un certo modo di leggere gli antichi e quindi di evitare a nostra volta di applicare gli stessi meccanismi e le stesse categorie.
Un altro argomento molto usato dagli apologeti, che talvolta viene recuperato ancora oggi, è quello dell'insufficienza della letteratura 'pagana' nel dare risposta alle domande poste dal cristianesimo. Questo in realtà è un falso problema, perché quella che chiamiamo letteratura 'pagana' ha in genere poco, se non nulla, di teologico: in qualche filosofo o opera tarda si comincia a ragionare di religione, ma si tratta appunto di un ragionare, che non completa lo spettro degli ambiti su cui si riversava la religione prima del cristianesimo, e oltretutto relativo ad un singolo o ad una scuola al massimo, non necessariamente rispecchiante tutte le manifestazioni, idee e concetti che ogi riuniamo sotto il nome di religione greca o romana. La letteratura cristiana invece è spiccatamente orientata alla giustificazione e propagazione del cristianesimo. Le cosiddette domande che il cristianesimo pone, sono domande interne al cristianesimo: cosa c'è di strano nel fatto che un'altra cultura non possa spiegarne i problemi? Anche la psicanalisi freudiana, quando confrontata con altre culture, non è applicabile nonostante la sua pretesa universalità (si vedano ad esempio i lavori di Malinowski in Melanesia negli anni '20). 
Oggi possiamo confrontare le idee religiose del nostro paganesimo, e dico nostro per dire personale, perché un paganesimo universale non c'è e perché sarebbe bene che i pagani non cadessero nella trappola del "ma io credo a questo o a quello e tu non puoi dirmi niente", con quelle del cristianesimo, nei tempi antichi non era possibile perché non c'era mai stato uno stacco tale tra religione e società per cui le idee religiose dovessero essere formulate in argomenti razionali (se non per l'appunto da quei filosofi che ne avevano bisogno, ma perdistaccarsi del tutto o in parte dal sentimento corrente o da quello che ritenevano essere il sentimento corrente).
Oltretutto, inseguire costantemente il cristianesimo sulle sue proprie domande non è bene per la costruzione di un paganesimo reale: il confronto tra i due si deve spostare piuttosto sul piano sociale, sugli effetti che l'uno o l'altro hanno o possono avere sulla società. Dal punto di vista religioso, è bene invece che il paganesimo, unendo ricerca e sperimentazione (nel senso di vivere qualcosa, non nel senso di fare esperimenti), elabori categorie religiose proprie e concetti autonomi.