venerdì 22 febbraio 2013

Trifunzionalità femminile vs trifunzionalità di Dumezil

Provocazione gratuita della settimana: perché se un uomo si identifica con il suo organo sessuale è nella migliore delle ipotesi uno sfigato che pensa con il... mentre una donna che si identifichi con il proprio utero è una donna che riscopre la sorgente del potere femminile? Negli ambienti pagani moderni capita spesso di osservare questa contraddizione in termini, anche comprensibile se si pensa a quanto a lungo il monoteismo ha affermato la supremazia del maschio.
Ma concentrare il potere femminile nell'organo di riproduzione non è esattamente un rovesciamento dello stereotipo che vuole la donna buona solo per la riproduzione, è solo un tentativo di rivalutazione sociale dello stereotipo, che però non viene messo in discussione. Un uomo, dice questa visione della differenza tra i generi, ha altro a cui aspirare per realizzarsi pienamente,
dell'essere uno strumento di riproduzione; se si identifica con il suo sesso, in qualche modo abbassa e reprime la propria natura. Spinto all'estremo, ho visto pagine di discussione in cui una donna con dolori mestruali è quasi accusata di non essere in contatto con il suo centro di potere: come dirle, sei difettosa nel tuo essere donna potente, perché lì, e solo lì, risiede la tua potenza. Non credo che un pagano, maschio, che faccia un discorso analogo sul suo pene verrebbe in questi ambienti elogiato: anzi, certamente sarebbe accusato di voler opprimere le donne tale e quale ai monoteismi patriarcali. In tutto questo la psicanalisi ci sguazza, le rivendicazioni sociali pure, ma cosa ha a che fare con il paganesimo? Ci sono alcune cose che da questa teoria non sono assolutamente prese in considerazione eppure sono proprio quelle che permetterebbero di rompere lo stereotipo.
Intanto: nelle religioni antiche gli organi genitali di entrambi i sessi godevano di altrettanta venerazione; che poi alcune rappresentazioni sino state cancellate e passate sotto silenzio, o siano irriconoscibili, questo riguarda la trasmissione delle testimonianze antiche (un po' come alcuni testi sono andati perduti, altri adattati e altri ancora trasmessi),  non la religione antica stessa.
Poi: la divisione delle divinità politeiste in tre categorie. Nell'ambito pagano ne girano sostanzialmente di due tipi, una è quella di Dumezil che riguarda la società e quindi il sistema politeista globalmente, l'altra quella, chiamiamola wiccana perché è lì che viene usata più di frequente, che divide le dee in vergini, madri e anziane. Ancora una volta, tutto ruota attorno alla funzione fecondatrice, non esercitata, in esercizio o 'fuori servizio'.
Già la tripartizione di Dumezil si è dimostrata stretta per la descrizione di un pantheon, perché inserisce le divinità intere in una e una sola categoria, in base alla quale escludere che una divinità possa avere questo o quel valore o interpretarne il significato. Il caso più eclatante è quello di Marte, di cui si discute ancora se possa essere considerato anche divinità agricola perché invocato nella difesa dei campi. Figuriamoci la tripartizione wiccana: quanto è riduttivo apparentare Artemide, Atena ed Hestia perché sono tutte 'vergini' (che poi la parola latina deriva da vir+ago, colei che giuridicamente può agire 'come un uomo' perché indipendente, per un motivo qualsiasi) o 'fanciulle': Artemide potrà anche in unn certo senso essere considerata fanciulla, ma le altre due? Ed Ecate, possiamo ridurne la figura a quella di anziana, che non potendo esercitare più la funzione riproduttiva essa stessa diventa mentore delle fanciulle che passeranno a madri, trasmettendo la loro esperienza?
Infine: tutto questo categorizzare, ci aiuta veramente a comprendere le divinità antiche, nelle culture che le hanno disegnate, o non ci costringe piuttosto a 'tagliarle' per farle entrare in una scatola, rischiando così di perdere la complessa bellezza del politeismo, considerandolo un elenco di figure e non una rete di valori ed azioni espressi nelle divinità?

2 commenti:

  1. Forse perchè il pene è stato come dici "censurato"? e che infatti, perchè dovrebbe essere male onorare entrambi gli organi, come enrambe parti in grado di creare rinnovamento!
    o forse perchè certi movimenti di spiritualità, per quanto abbiano punti in comune, non siano propriamente "pagani"? e mi riferisco anche a certi correnti del movimento di Dea..
    O perchè l'utero è inteso in un significato simbolico di creatività, e sicuramente c'è anche un aspetto che riguarda la "risignificazione" alla luce di secoli di "maltrattamento".
    Ma sai che la "ripartizione", sia essa in tre o quattro o più aspetti come citavi tu, io non la vedo connessa solamente alla riproduzione? L'anziana non è detto che sia necessariamente "una fuori uso". può rappresentare la fine di un ciclo, la morte, la sfida, e la forza per superarla, ecc. così come l'accezione vergine (io preferisco comunque "fanciulla"), secondo alcune interpretazioni che preferisco ad altre, avrebbe significati legati non tanto all'attività sessuale, ma a una forma (forse anche sociale) di "indipendenza da" (legami? obblighi?) . ma anche la freschezza della giovinezza, intesa energeticamente come la guarigione, l'ispirazione, la novità nella vita e nelle idee. e' anche il rinnovamento e la rinascita, colei che sta oltre la soglia e riaccoglie il nuovo ciclo. è un simbolo. idem per la madre. in senso biologico, ok, non fa una piega. ma "madre" cosa altro significa? a me piace aggiungere un altro aspetto, questo si molto più direttamente legato alla riproduzione: l'amante.
    forse l'inghippo, e ci sto molto ragionando, è che certi movimenti della Dea pur avendo alcuni punti di contatto con il paganesimo (paganesimi?) non so quanto sia opportuno vengano messi nel medesimo insieme. non lo so..
    spesso le divinità femminili, pur avendo degli aspetti maggiormente noti, contengono in sè tutti o quasi gli altri aspetti. e quindi la "tripartizione" ne è solo una semplificazione.
    poi, magari l'attingere a pantheon differenti ponga un'ulteriore problematica. o meglio, non so se (e ci sto studiando) queste categorizzazioni possano funzionare anche nel mondo mediterraneo almeno quanto tutto sommato funzionano in altri mondi.
    l'ultima frase che scrivi, porta una riflessione molto bella... forse categorizzare va bene ma fino a un certo punto. la visione di insieme non andrebbe persa.
    per le correnti che usano la "ruota dell'anno" forse è più semplice comprendere il concetto che ogni aspetto non è che uno spicchio dell'intero (chiamato in causa al centro, come perno). e lo strumento è quantomai utile, almeno per noi comuni mortali poco colti, per addestrarci a una visione temporale meno lineare e più circolare. Ecco anche il perchè degli aspetti di dee che seguono le età biologiche (più che le fasi dell'esperienza sessuale).
    a ogni giro, le significazioni si arricchiscono, posto che il ciclo non segua solamente le stagioni, le giornate, ma anche altre circolarità proprie dell'unicità della nostra vita.. nella realtà la vivo molto meno banalmente di come l'ho scritta... ;)

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  2. Il problema che a me premeva di sottolineare è l'esclusività di questa tripartizione quando viene applicata in maniera categorica e soprattutto se si pretende di incasellarvi tutti i fenomeni religiosi antichi: dire ad esempio che 'Ecate è l'aspetto anziano della Dea, e perciò trasmette la propria esperienza' è innanzitutto un travisamento della figura di Ecate, perché la si lega ad un concetto esclusivamente riproduttivo come quello dell'anziana. Il problema è che in alcuni casi si parte dalla tripartizione 'riproduttiva' e ci si vuole cacciare dentro di tutto: perché si mette in relazione solo l'anziana con la trasmissione dell'esperienza e non anche la fanciulla/vergine?
    Purtroppo in alcune correnti pagane si tende a riprodurre gli stereotipi sulla donna come strumento della riproduzione dando ad essi soltanto un nuovo valore, una nuova importanza, ma senza cambiare la sostanza, senza voler fare un passo oltre e considerare le donne come donne e le dee come dee, ciascuna a sé e legata alle altre, senza per forza ricorrere a categorie superate

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