domenica 20 agosto 2017

Zeus e il mondo ordinato

Ultimamente sto trascinando la lettura di Plethon: the last of the Hellenes, di Woodhouse (Pletone, l'ultimo degli Elleni), che dovrebbe essere una delle letture preparatorie ad un libro che vorrei scrivere su Giorgio Gemisto Pletone. Trascinando perché, a parte il fatto che il libro è in inglese e non l'hanno mai tradotto in italiano, è molto incentrato sulla controversia tra Pletone e Scolario se sia migliore filosofo Platone o Aristotele e quale dei due sia più aderente alla teologia cristiana. 
Devo ridimensionare le mie aspettative su Pletone per quanto ho letto finora... 
Ma non è questa la ragione principale di questo post, anche se sto cercando di mettere a frutto un po' di informazioni ottenute fino a qui.
Parliamo invece di Zeus, che ad un certo punto della religione greca ottiene una posizione di preminenza che non ha sempre avuto, nel mito e nei pantheon delle varie poleis (perché, prima dell'età alessandrina, ogni polis aveva i propri culti e se a Zeus comunque veniva riconosciuta una certa preminenza, non era certo la divinità suprema ovunque). Per capire come mai sia successo, guardiamo al concetto di Cosmo.
Nel mito e nella religione greca, l'universo passa da Caos a Cosmo, parola con una radice etimologica che lo riconduce al concetto di "ordinato": Aristotele (ed ecco dove le mie letture pletoniane vengono fuori) identifica nel dio il principio ordinante, l'archè. Quest'ultima parola, quando i filosofi cristiani medievali hanno deciso di incorporare Aristotele nei fondamenti del cristianesimo, è stata interpretata come "principio originante", cioè creatore (ricevendo poi le critiche di Gemisto Pletone, che li corregge in questo senso quando contesta Scolario che sosteneva essere Aristotele e non Platone, il filosofo antico più coerente con la dottrina cristiana). Questa interpretazione medievale è forse da collegare al fatto che ad un certo punto questa divinità ordinatrice viene identificata con Zeus, la cui immagine è plasmata dai cristiani a brutta copia del loro dio.
In effetti Zeus non solo ad un certo punto diventa una specie di dio della sovranità (si vedano le interpretazioni e gli usi politici della religione greca, da Platone ad Alessandro), ma comunque nei miti che lo riguardano assume, agli occhi e nei confronti degli uomini e solo sotto questo aspetto in un contesto politeista, la funzione di principio ordinatore quando, attraverso i suoi figli, permette ad alcune divinità per così dire prima assolute, nel senso di sciolte, di entrare in contatto con il mondo umano: da Temi ha Dike (dalla giustizia universale a quella umana), da Mnemosine ha le Muse (le arti con cui l'uomo perpetua la memoria, che è Mnemosine), da Metis ha Atena (dalla saggezza o prudenza il pensiero strategico)...
E' anche il dio che si interessa di più agli uomini, anzi ironicamente potremmo dire alle donne, e genera diversi "eroi" che talvolta rientrano nella categoria mitologica dell' "eroe civilizzatore": ancora una volta una funzione di ordine.
Qui si legge chiaramente l'effetto di quella duplice valenza del concetto di dio (nome comune) di cui ho scritto in precedenza: una cosa è lo Zeus-atmosfera, la forza che entra in contatto con gli uomini attraverso emozioni e sensazioni e un'altra è lo Zeus definito e spiegato attraverso il mito che tenta di rendere descrivibile a parole la prima divinità, quella percepita, e perciò le attribuisce caratteristiche e storie, tramite le quali si alimenta il culto, ovvero il rispetto verso e il rapporto con, in una cornice razionalmente comprensibile.

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