Foto di Barcex da Wikimedia Commons; quando ho visitato io la Grecia, i restauri erano ancora in corso. Questa è la facciata già ripulita |
La questione della distruzione/conversione dei templi di Atene (e solo di striscio ho toccato quelli del resto della Grecia) presenta diversi problemi. Uno è il problema delle fonti: la Grecia non è una zona dell'impero così popolare per i cronisti della tarda antichità come lo sono altre zone (Gaza, Alessandria...). Un altro è quello degli scavi:
quando si è cominciato a scavare in Grecia, si cercava di riportare alla luce solo gli edifici classici, buttando via senza ritegno quello che classico non era. Archeologicamente e storicamente parlando, è un disastro: è come cancellare la storia successiva e si sa che conoscere la storia aiuta a non ripeterla. Come mi capita di dire spesso quando discuto sul Giorno Pagano della Memoria, non giova a nessun pagano far finta che il cristianesimo non sia mai esistito e che ci sia una linea ininterrotta dalle religioni antiche a noi. Così si fa ricostruzionismo storico, ma non paganesimo perché non ci si confronta con la realtà della vita.
Tornando alla nostra 'questione ateniese' c'è poi il dibattito: i templi che ad Atene sono stati convertiti in chiese (Partenone, Eretteo, Theseion e probabilmente l'Asklepion), lo sono stati quando? Subito dopo la loro sconsacrazione (sono ancora in piedi, quindi non si può parlare di distruzione, ma le statue furono asportate verso la fine del quinto secolo) o diverso tempo dopo, diciamo tra sesto e settimo secolo? Di tutto questo si parla nel paragrafo del libro dedicato ad Atene; effettivamente il volume Hellenic religion and Christianization, di cui vi ho parlato in un precedente post, è determinante in un lavoro come questo.
Determinante per la sopravvivenza dei templi ateniesi fino alla fine del quinto secolo fu invece l'Accademia neoplatonica: con tutto quello che si può dire sulla religione dei neoplatonici è indubbio che la presenza di una comunità pagana autoconsapevole e soprattutto molto influente ha salvato i templi (e non solo quelli: anche le Panatenee furono celebrate fino alla fine del quinto secolo) in un'epoca in cui altrove i vescovi facevano 'a gara' di distruzioni, come Teofilo ad Alessandria e Porfirio a Gaza, ma anche Martino in Gallia.
Solo negli anni '80 del quinto secolo, morto o morente Proclo, i templi vengono spogliati di statue e arredi.
C'è chi dice che la conversione dei templi avvenne solo nel sesto-settimo secolo per questioni architettoniche (conservazione di immagini pagane, rozzezza nella scelta dei marmi, iscrizioni datate al settimo secolo) e religiose (i cristiani consideravano il tempio pagano luogo dei demoni). Altri ribattono che i rimaneggiamenti architettonici furono parecchi e possono aver cancellato tracce precedenti dell'uso dei templi come luoghi di culto cristiano, uso che potrebbe anche non aver lasciato tracce finché la comunità cristiana ateniese non fosse stata ricca abbastanza da restaurare gli ex templi secondo le proprie esigenze (Atene subisce una serie di invasioni e distruzioni dalla fine del terzo secolo in poi); e che le considerazioni religiose prima menzionate non sono un argomento valido, perché le leggende dei santi dell'impero orientale ci dimostrano che i templi venivano considerati luoghi dei demoni, ma comunque una croce (come quella costruita nell'Eretteo da qualcuno che si preoccupava di invocare la madre di dio a sua protezione, forse dai pagani?) o un santo erano ritenuti sufficienti a scacciarli.
E questo è un piccolo assaggio del lavoro...
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