sabato 12 gennaio 2013

Sacrifici e 'sacrifici umani'

Oetzi; foto di 120 da Wikimedia
Commons
Il tema del sacrificio umano piace. Piace, piace, piace, non c'è nulla da fare: perché fa esotico, perché fa mistero e un po' perché ci fa sentire migliori, più 'civili' degli altri, che siano altri in senso geografico o altri in senso storico. Non è qualcosa che riguarda soltanto noi: negli scritti degli autori antichi greci e latini si trovano riferimenti a sacrifici umani fatti da altri popoli o dagli stessi greci e latini, ma in passato, o dai loro antenati che però avrebbero abbandonato l'abitudine grazie all'intervento di un qualche eroe.
Però una cosa è utilizzare il tema del sacrificio umano come topos letterario, un conto è inquadrarlo come pratica religiosa per le religioni antiche.
Cosa abbiamo infatti oggi delle religioni antiche? Eccezion fatta per le religioni greche e romane, le pratiche religiose abituali non vengono descritte (e anche sulla presenza, validità ed estensibilità della descrizione delle pratiche greche e latine ci sarebbe molto da dire) e quando lo sono, non lo sono da parte dei diretti interessati. Quello che veramente abbiamo, sono i resti di pratiche che non possiamo comprendere al 100%.
Offerta; da consumare poi
Parliamo di sacrificio: sacrificio tecnicamente significa "rendere sacro", sacro nel senso originario del termine, cioè separato dal mondo umano. Nel bene e nel male, nel senso che può essere una cosa cui si attribuisce un valore così alto che solo gli Dei la possono toccare, ma anche una cosa così nefanda (letteralmente, cosa di cui non si deve parlare) che solo gli Dei la possono toccare senza contaminarsi. Quando noi moderni attribuiamo ad un ritrovamento l'etichetta di 'oggetto sacro' non siamo in grado sempre di capire che valore attribuire a questo 'sacro' e spesso lo si fa sulla base di schemi conosciuti, propri di chi interpreta il ritrovamento o in analogia con gli schemi di altre culture, ma che non è detto si applichino a quella cultura in particolare, soprattutto per epoche o luoghi ai quali non è facile o possibile individuare l'appartenenza ad una cultura precisa.
E' vero che nelle religioni antiche poteva capitare di mangiare una parte della vittima del sacrificio, ma mai tutta: presso i Greci, ossa e grasso erano la parte tradizionalmente attribuita agli Dèi, la carne invece veniva consumata. In questo caso si opera una sostituzione della parte per il tutto: le ossa diventano sacre al posto dell'animale intero. Diverso è il caso dell'offerta: l'offerta è presentata alla divinità, non necessariamente fatta sacra.
Sepoltura rituale: lo scopo è di evitare
la 'vendetta' del morto. Foto tratta da
http://notizie.antika.it
Il termine 'sacrificio umano' presenta però dei problemi per una corretta interpretazione oggi: sacrificio umano è tecnicamente qualsiasi atto renda un essere umano 'separato' dalla società, diciamo ucciso con un significato religioso dietro l'uccisione, ma per come noi oggi vediamo le cose, un sacrificio umano sarebbe propriamente l'atto che sacrifica agli Dèi una parte della società, una 'risorsa umana' valida per la comunità che viene invece dedicata in questo modo agli Dèi. Non è il caso di tutte le religioni antiche: là dove la vita, la morte, la guerra, l'amministrazione della giustizia (leggi: esecuzione dei prigionieri e pena di morte) sono tutte legate alla religione, poiché il rapporto con le divinità circostanti è costante, c'è sempre una pratica rituale dietro l'uccisione di un altro uomo e dietro la sua sepoltura. Parlando genericamente di 'sacrificio umano' rischiamo di attribuire alle società antiche degli intenti che non avevano: l'esecuzione rituale di un prigioniero di guerra o di un criminale vanno definite uccisioni rituali, poiché usano il rituale per eseguire un atto che nella mentalità di oggi non ricade più nella categoria della religione, ma in altre categorie. E' un problema di comunicazione tra società completamente diverse.

2 commenti:

  1. Rispetto al cristianesimo, mi sa tanto che il paganesimo non sia meglio, anzi... Forse, per superare il cristianesimo bisognerebbe guardare al futuro invece di rivolgersi al passato se non alla fantasia per qualcosa che non c'è mai stato, come l'età dell'oro del paganesimo "buono" e "libero" vaneggiata da Wicca e mode neopagane-post hippie simili, visto che i paganesimi erano pace, libertà e amore, ma anche odio,schiavitù e guerra, sacrifici umani e per alcuni cannibalismi e sacrifici animali (la pratica della vivisezione ne è l'ultimo prodotto ), culto della forza intesa come violenza, odio razziale (per i pagani i non aderenti alla propria tribù,razza,comunità erano "barbari" e nemici a prescindere) e conformismo estremo

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    1. Mi sembra che invece si stia facendo in questo commento un gran "minestrone" e che si confermi la tesi di fondo del post: non è possibile dare uno sguardo neutrale al paganesimo antico, al punto di decidere cosa ci sta bene e cosa no, se continuiamo a guardarlo con categorie non sue, come quella dei sacrifici umani, che, volevo spiegare nel post, è una categoria applicata per esotismo.
      Il post non difende affatto un'idea di paganesimo buono e libero e chi mi conosce sa che non apprezzo queste fantasie antistoriche: ma non dobbiamo nemmeno confondere quello che accade per la crudeltà della guerra tra popoli con quello che è giustificato in nome del predominio di un dio vero su uno falso, cosa che il paganesimo non è mai stato.
      E' difficile rispondere seriamente ad un commento del genere, in cui molti luoghi comuni (culto della forza, odio razziale, conformismo) vengono elencati tutti insieme, senza nessun sostegno serio se non l'opinione comune...

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