sabato 7 gennaio 2012

Testi sul paganesimo

Qualcuno direbbe che oggi abbondano i testi sul paganesimo di tutti i tipi: romano, greco, celtico, "neo"... ma a ben guardare si tratta per lo più di testi ricostruttivi e non costruttivi; persino i testi che di fatto sarebbero costruttivi si mascherano da ricostruttivi (Il vischio e la quercia, per dirne uno, di Riccardo Taraglio, paccottiglia teosofica mascherata da paganesimo celtico)
In pratica, tutti o quasi i testi in circolazione che trattano di paganesimo (esclusi i repertori di incantesimi da ragazzini che non costruiscono né ricostruiscono un bel nulla) vanno a ricostruire la religione antica o presunta tale, preferendo piuttosto imbrogliare sulle fonti o nascondere la propria opinione come se fosse una veritiera interpretazione del sentimento religioso antico, anziché costruire un paganesimo attuale. Cos'è, ci si vergogna di andare oltre i dogmi delle religioni antiche se le si interpreta a proprio sentimento dichiarando palesemente (e correttamente) di farlo? Ci si vergogna di dire che si vive il paganesimo nella società attuale, per cui elementi delle religioni antiche, legati più alla cultura che alla percezione del divino, non sono più praticabili? Ci si vergogna di ammettere che esiste un paganesimo moderno, non necessariamente da definire "neopaganesimo", da vivere e non da interpretare come in un gioco di ruolo?
Mancano i testi teologici, filosofici, interpretativi: cos'è un dio? cos'è un mito? Perché si fa un rito?
Il vantaggio del paganesimo è che questi eventuali testi, andando a collocarsi in un contesto pluralista e politeista, non sarebbero mai dogmi da seguire, ma eventualmente punti di partenza affinché ciascun pagano costruisca i propri testi teologici, filosofici e interpretativi. Con buona pace sia degli autori che dei detrattori.
Purtroppo siamo talmente intrisi di monoteismo che se solo qualcuno tenta difare un'operazione del genere, scrivere testi teologici pagani, intendo, salta fuori almeno una decina di persone pronte ad accusarlo/a di voler stabilire un dogma e una verità da seguire. Queste dieci persone trovano più facile criticare un lavoro fatto invece che analizzarlo e contestarlo in nome del pluralismo o ancora meglio elaborare e mettere per iscritto un proprio sistema o le proprie idee. Come se fosse un vanto tenere per sé la propria meravigliosa concezione del divino.
Quello che effettivamente manca al paganesimo è un po' di consapevolezza del perché si è pagani e quel tanto di sicurezza in sé e orgoglio da volerlo scrivere e diffondere per la discussione e di conseguenza, la crescita di tutti.

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