Un articolo del sito cristiano Virtueonline che mi è stato segnalato dal servizio Google Alerts parla di una caratteristica del paganesimo che è quella di ritenere che un essere umano possa raggiungere la virtù con le proprie forze. Se sapete l’inglese, ecco l’articolo intero: nonostante l’impostazione cristiana che fa cadere le braccia (per non dire altro) alla fine, quando si dà come realtà assodata la questione del peccato, vale la pena di darci un’occhiata.
http://www.virtueonline.org/portal/modules/news/article.php?storyid=11864
Ma quello che mi interessa è cogliere lo spunto per guardare alla virtù pagana. Ogni cultura pagana ha naturalmente un concetto proprio di cosa sia la virtù, ma un concetto comune a tutte è che la virtù viene raggiunta dalla persona attraverso l’impegno personale. Questo vale per tutte le caratteristiche dell’uomo: Ulisse è astuto di suo, non diventa improvvisamente astuto perché Atena lo assiste, anzi è il beniamino di Atena proprio perché presenta in alto grado una caratteristica che alla dea è associata. Come direbbe Walter Otto, in Omero gli dei non inducono a fare o a pensare nulla che l’uomo non avrebbe potuto fare o pensare da solo, ma si rivelano nell’azione o nel pensiero dell’uomo. E’ un concetto un po’ difficile per la mentalità cristiana qual è quella media diffusa. Comunque è l’uomo in prima persona ad afferrare la virtù.
Diverso il discorso per il cristianesimo; nel cattolicesimo ciò è meno evidente, perché il cattolicesimo ha scelto la dottrina delle opere buone, al contrario del protestantesimo che ha scelto la dottrina della predestinazione. Semplificando, secondo i protestanti, ma questa era anche l’opinione di Agostino e altri cristiani del periodo più antico, la virtù di un uomo dipende dalla grazia divina, che egli può disporsi a ricevere, ma che comunque viene dispensata in maniera imperscrutabile per l’uomo. Nel protestantesimo l’uomo è buono e virtuoso (e anche facoltoso…) perché dio gli concede la grazia, fa del bene perché ha la grazia; nel cattolicesimo l’uomo fa del bene per ricevere la grazia, ma comunque il centro non è più la virtù, ma la grazia.
Non più una conquista, ma una concessione.
http://www.virtueonline.org/portal/modules/news/article.php?storyid=11864
Ma quello che mi interessa è cogliere lo spunto per guardare alla virtù pagana. Ogni cultura pagana ha naturalmente un concetto proprio di cosa sia la virtù, ma un concetto comune a tutte è che la virtù viene raggiunta dalla persona attraverso l’impegno personale. Questo vale per tutte le caratteristiche dell’uomo: Ulisse è astuto di suo, non diventa improvvisamente astuto perché Atena lo assiste, anzi è il beniamino di Atena proprio perché presenta in alto grado una caratteristica che alla dea è associata. Come direbbe Walter Otto, in Omero gli dei non inducono a fare o a pensare nulla che l’uomo non avrebbe potuto fare o pensare da solo, ma si rivelano nell’azione o nel pensiero dell’uomo. E’ un concetto un po’ difficile per la mentalità cristiana qual è quella media diffusa. Comunque è l’uomo in prima persona ad afferrare la virtù.
Diverso il discorso per il cristianesimo; nel cattolicesimo ciò è meno evidente, perché il cattolicesimo ha scelto la dottrina delle opere buone, al contrario del protestantesimo che ha scelto la dottrina della predestinazione. Semplificando, secondo i protestanti, ma questa era anche l’opinione di Agostino e altri cristiani del periodo più antico, la virtù di un uomo dipende dalla grazia divina, che egli può disporsi a ricevere, ma che comunque viene dispensata in maniera imperscrutabile per l’uomo. Nel protestantesimo l’uomo è buono e virtuoso (e anche facoltoso…) perché dio gli concede la grazia, fa del bene perché ha la grazia; nel cattolicesimo l’uomo fa del bene per ricevere la grazia, ma comunque il centro non è più la virtù, ma la grazia.
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